L’emergenza coronavirus a messo in ginocchio tutto il mondo dello sport, specialmente quello di gruppo. Dopo settimane di messaggi incoraggianti e lavori per pianificare la ripresa, oggi ci troviamo seriamente a considerare che la Serie A possa essere cancellata almeno fino all’inizio dei prossimi ritiri estivi.
I messaggi contrastanti che arrivano dal Governo, in primis dal Ministro dello Sport Spadafora, e dai club stessi che prima, il 21 Aprile, votano unanimamente per portare a termine la stagione e poi, la settimana successiva, si dividono nuovamente in 3 tronconi:
- chi vuole giocare assolutamente – guidati da Lazio e Napoli
- i neutrali – tra cui sembrerebbero esserci anche Inter, Juve
- chi non vuole giocare – guidati dal Brescia di Cellino
Insomma, il festival dell’ambiguità e delle marce indietro.
Ma in tutto questo caos non viene dato il minimo spazio al calcio delle Leghe “inferiori”. Il protocollo sanitario stilato dalla Lega Calcio e le indicazioni ministeriali per garantire la sicurezza degli sportivi, se e quando si riprenderà, sono estremamente costosi da applicare.
Questi costi sono fuori dalla portata di molti club di Serie C e decisamente per tutti i campionati dalla Serie D in giù, passando per il calcio femminile che non rientra tra il professionismo.
Cosa succederà a questi campionati?
In Svizzera, ad esempio, la crisi ha già registrato la prima vittima tra le società calcistiche. Il Wettingen, Seconda Lega Interregionale svizzera al secondo posto in classifica prima dello stop, ha comunicato la propria auto-retrocessione per via della difficile situazione economica in cui versa la società.
Se è vero che il calcio professionistico è solo quello di A, B e C; il mondo del dilettantismo è fatto di tanta passione ma anche discreti interessi economici. Chi ha calcato i campi di Serie D ed Eccellenza, ad esempio, avrà sicuramente notato il giro di rimborsi spese che vengono dati ai giocatori e si sarà sicuramente chiesto quanto costasse mantenere certi centri sportivi o staff così completi.
Allarmante la dichiarazione del Presidente della Lega Nazionale Dilettanti che ha prospettato un fallimento per circa il 30% delle società dovuto all’emergenza covid-19, scendendo così sotto le 10mila unità.
Anche se non se ne è sentito parlare in televisione, il Ministro dello Sport Spadafora ha annunciato un piano da 400milioni di euro per salvare il calcio dilettantistico.
Ma il problema persiste. Come si potrà garantire la sicurezza di questo esercito di tesserati, circa 1 milione di persone, per poter tornare a fare quello gli piace dopo una lunga giornata di lavoro? Come potranno sopravvivere le scuole calcio senza giovani leve che si preparano a diventare i professionisti di domani?
Sappiamo che il calcio di provincia non è una priorità al momento data la minore rilevanza economica; ma sappiamo altrettanto bene che si tratta di un movimento sociale che ha aiutato tante persone in difficoltà, soprattutto a livello giovanile per evitare che i ragazzi possano prendere strade sbagliate.